a cura di Giuseppe Pizzuto
Testo critico di Nicolas Ballario
Mark Jenkins (USA, 1970) è famoso per le sue sculture iperrealistiche di persone, animali e oggetti inserite nello spazio urbano. Dal momento in cui vengono “consegnati” alla strada, i lavori cominciano il breve ciclo vitale che li porterà alla deteriorazione o alla sparizione. Le sculture assumono posizioni o creano situazioni emblematiche e surreali, trasformando lo spazio pubblico e inducendo i passanti a divenire veri e propri attori, parte dell’opera stessa. Al di là delle reazioni di paura, indifferenza, confusione e divertimento che possono essere innescate dalle installazioni, l’arte di Mark Jenkins offre un’insolita opportunità di riflessione su temi sociali e politici, oltre che su noi stessi e sul nostro comportamento all’interno della società. Il suo lavoro è stato esposto da New York a Barcellona, da Tokyo a Mosca; l’artista ha collaborato con Greenpeace nel 2008 e ha partecipato ad importanti eventi pubblici quali la Nuit Blanche di Parigi e il Glastonbury Festival, entrambi nel 2014.
Il lavoro di Rero (Francia, 1983) si situa a metà tra l’arte urbana e l’arte concettuale, ed è basato sul linguaggio. Influenzato dalla sociologia e dalla filosofia, l’artista esplicita il suo messaggio attraverso frasi o parole barrate da una spessa linea nera. Proprio la linea definisce la ricerca di Rero sulla negazione dell’immagine e sull’autocensura; agisce come una contraddizione e moltiplica le possibili interpretazioni del messaggio da parte dell’osservatore. I suoi interventi site specific, siano essi realizzati in spazi urbani abbandonati o in paesaggi naturali e selvaggi, sottendono una forte interazione col contesto. Le sue opere di fine art esplorano il concetto di riappropriazione attraverso l’uso di materiali, supporti ed oggetti originariamente destinati ad altro. Rero ha esposto in importanti gallerie ed istituzioni, tra queste ultime la Fondation Vasarely (Aix-en-Provence, 2014), il Centre Pompidou (Parigi, 2013), il Grand Palais (Parigi, 2013) e il Musée de la Poste (Parigi, 2012).
Mark Jenkins e Rero ritornano a Wunderkammern alcuni anni dopo le loro mostre personali a Roma, rispettivamente Living Layers e Supervised Independence. A Milano, i due artisti presentano l’evoluzione della loro ricerca artistica in relazione al tema: Rules of Engagement. Le regole di ingaggio sono direttive emanate da un’autorità militare che specificano le circostanze, le condizioni e i limiti sotto i quali le forze possono combattere col nemico. Allo stesso tempo, l’engagement (in italiano “fidanzamento”) è anche l’accordo formale a sposarsi. E’ una parola che riunisce gli estremi delle emozioni, odio e amore. Da un lato, è un processo che legittima e autorizza la violenza e l’atto di uccidere. Dall’altro lato, valida e ufficializza una relazione esistente basata sul più puro dei sentimenti. A partire da questi concetti, gli artisti esplorano i meccanismi della formalizzazione delle emozioni nella nostra cultura contemporanea. In mostra saranno presentati una serie di lavori a tecnica mista ed alcune installazioni sviluppate a quattro mani dai due artisti.
CULTURAL PARTNERS
IED – Istituto Europeo di Design