C’era una volta New York negli anni ’70. I poliziotti inseguivano i writers che lasciavano sui treni scritte sempre più grandi, l’hip-hop esplodeva nei locali notturni e i break dancers si sfidavano sulle piste da ballo come sul ring. Tra questi c’era la Rock Steady Crew, la crew di break dance diventata leggenda, e tra i suoi ballerini di punta c’era nientepopodimeno che Doze Green. Ma chi è Doze Green?
Doze Green è figlio del suo tempo, è sia un favoloso break dancer, sia un graffitista, inizia giovanissimo a sperimentare con la bomboletta le tecniche del writing sulle serrande, i vagoni, i palazzi abbandonati del Bronx. Frequenta i giri giusti, Doze Green. Frequenta i grandi di quel tempo: Warhol, Haring e Basquiat, segue le orme dei leggendari Rammellzee e DONDI White, pionieri incontrastati della Graffiti Art. Il ragazzo è particolarmente bravo, soprattutto a rappresentare figure oltre che scritte e ad integrarle nelle sue tags, riesce così ad elaborare nel corso degli anni uno stile unico, destinato a diventare un’ispirazione per tutti gli altri artisti di Street Art.
Dalle sue sperimentazioni nascono e si evolvono personaggi antropomorfi e zoomorfi, “biologiche entità” le chiama, che gradualmente popolano le sue tele senza soluzione di continuità.
La pennellata di Doze Green è dinamica come una mossa di break dance e fluida come un pezzo jazz, è precisa come la calligrafia giapponese e grafica come una copertina di un disco hip-hop. Attratto dal magico e dall’irrazionale, incorpora la sua sensibilità per la spiritualità e l’ultraterreno all’interno delle sue opere, integrando simboli occulti, forme sacre, miti e divinità di culture antiche e dimenticate. L’arte, nella sua filosofia, è lo specchio dell’umanità, e le sue opere ne rappresentano il passato, il presente e il futuro.
Le sue creature sono entità disperse, svuotate. Gli “invisibili”, maschere senza sguardo, figure complesse e sfaccettate come la nostra interiorità che si evolve di continuo. Impossibile rimanere indifferenti davanti a una sua opera: calligrafia, pittura e musica si uniscono al primo sguardo e trascinano lo spettatore in una realtà altra, più vasta di quella materiale.
Oggi Doze Green vive in Brasile e continua la sua produzione artistica sia su tela che su parete, senza smettere mai di sperimentare nuove tecniche e media e ad esporre nelle gallerie di tutto il mondo.