Guglielmo Achille Cavellini (Brescia, 1914 – 1990) entrò in contatto con il mondo dell’arte negli anni Quaranta, quando iniziò a collezionare opere astratte.
Guglielmo Achille Cavallini arte: dalla citazione all’appropriazione
Ritratto dai più grandi artisti dell’epoca, tra cui Rotella, Warhol e Ceroli, Cavellini ha iniziato la sua poliedrica carriera da artista appropriandosi di oggetti d’uso comune così come di opere di altri artisti e delle proprie, per poi trasformarli o distruggerli.
Tra il 1967 e il 1970 ha iniziato a creare “Le Casse“, scatole che contenevano frammenti di opere precedenti poi distrutte e opere di artisti che stimava molto. Questo è il momento in cui appare per la prima volta l’elemento di citazione-appropriazione, un approccio che prende forma più chiaramente con le opere realizzate con intarsi di legno dipinto in cui gioca con i personaggi e le icone principali della storia dell’arte. Nei Carboni, dove usa il fuoco per creare nuove opere d’arte purificate, combina più apertamente i concetti già presentati, passando dalla pittura all’oggetto, dalla citazione all’appropriazione, usando opere di altri famosi autori di importanti storici e artistici valore o addirittura la forma geografica dell’Italia in varie deformazioni e contesti.
L’“Autostoricizzazione” e il culto della personalità
Nel 1971 Cavellini iniziò una nuova fase promuovendo se stesso e la sua futura carriera artistica; “Autostoricizzazione” era il suo rinomato progetto in cui denunciava la deformazione di un sistema permeato da gelosia e chiusure impraticabili, arrivando ad essere celebrato nel suo centenario della nascita nel 2014 con importanti mostre d’arte nei più importanti musei a livello internazionale. Liberato da tutte le restrizioni verso l’auto-congratulazione, Cavellini scrisse una pagina dell’Enciclopedia a partire da una semplice cronaca autobiografica per sfociare in una vera e propria iperbole del culto della personalità. Questi scritti divennero così un motivo pittorico usato con insistenza maniacale su tutte le possibili forme di media: colonne, manichini, abiti e tende di dimensioni enormi.
Le “mostre a domicilio”
Cavellini fu anche un promotore della mail art; le sue “mostre a domicilio” erano una sorta di punto di riferimento per molti giovani artisti con i quali intratteneva un intenso scambio di mail art, risultando in uno dei più importanti e interessanti archivi-musei che presentavano queste opere provenienti da tutto il mondo, un’opera d’arte che, in diverse occasioni, ha definito la “sua opera più importante”.