Nel 2020 la celebre rivista Art Review, che ogni anno stila la classifica dei personaggi più importanti del mondo dell’arte, ha inserito al primo posto il movimento Black Lives Matter (BLM), sottolineando il ruolo centrale delle questioni sociali e politiche all’interno del discorso artistico globale.
Cos’è Black Lives Matter?
Black Lives Matter è un movimento attivista internazionale nato nel 2013 grazie a Alicia Garza, Patrisse Cullors e Opal Tometi che si occupa di combattere il razzismo sistemico contro la comunità afroamericana, perpetrato istituzionalmente su vari livelli.
Le radici di Black Lives Matter affondano negli Stati Uniti tra gli anni ’60 e ‘70, con quello che viene chiamato Black Power, movimento politico che promuove l’empowerment dell’identità e dei “valori neri”, aspirando a configurare un nuovo tipo di società, basata su uguaglianza e diritti.
L’hashtag #BlackLivesMatter compare per la prima volta sui social network in seguito all’assassinio del diciassettenne afroamericano Trayvor Martin e ottiene subito grande visibilità mediatica. I successivi episodi di protesta contro le violenze commesse su persone di colore del 2014, come gli omicidi di Eric Garner e Michael Brown vengono accompagnati dallo stesso hashtag: Black Lives Matter diviene un fenomeno globale, che dà voce a coloro che subiscono ingiustizie sociali e disuguaglianze razziali, in opposizione a quello che viene chiamato “privilegio bianco”. Nel 2020 nuove rivolte sfociano in diverse città americane dopo i video degli omicidi di Breonna Taylor e George Floyd, uccisi dalla polizia, rafforzando ancora di più l’identità del movimento. Movimento che nasce con intenti pacifici, sta finalmente portando a svolte importanti, in tanti campi differenti, scuotendo non solo gli Stati Uniti ma anche tutti gli altri paesi del mondo.
Da un punto di vista culturale Black Lives Matter ha infatti significato un grande cambiamento: l’emancipazione e l’identità della comunità nera acquisiscono una nuova centralità andando a modificare il panorama culturale in cui il mondo dell’arte è inserito.
Anche Shepard Fairey, artista di fama internazionale e creatore di OBEY Giant si è schierato a favore della causa:
“Come tutti, ho guardato il video dell’omicidio di George Floyd per mano della polizia di Minneapolis con orrore e tristezza, ma sfortunatamente non con sorpresa. Spesso sento rabbia, nausea, sconforto, solitudine e disillusione al pensiero del razzismo e dell’abuso di potere della polizia, e di come queste due forze spesso tragicamente convergano. […] Il mio modo di reagire alla troppa indifferenza delle persone è sempre stato quello di realizzare immagini che evidenziano queste ingiustizie”.
Con le sue opere, come HOPE in cui è ritratto l’ex-presidente Barack Obama, Fairey desidera far riflettere lo spettatore sul significato di libertà, al di fuori di schemi sociali e convinzioni di cui siamo tutti schiavi, lanciando, ancora una volta, potenti messaggi politici.
Già nel 1998 l’artista aveva realizzato una serie intitolata “OBEY Nubian”, che ritrae con il linguaggio visivo degli anni ’70 e ’80 simboli della resistenza contro l’oppressione bianca, come Angela Davis, attivista del partito comunista e del movimento afroamericano e il reverendo Jesse Jackson, con il pugno alzato, perché, dice Fairey:
“Per me, fare arte significa ispirare e promuovere il dialogo, […] far riflettere e avviare discussioni profonde”.