a cura di Giuseppe Pizzuto
Testo critico di Chiara Spenuso
Doze Green (1964, New York City) è tra i pionieri del movimento dei Graffiti e dell’Urban Art. Nato e cresciuto nell’Upper West Side di Manhattan, l’artista affonda le sue radici nella cultura sviluppatasi nel Bronx degli anni ‘70: l’hip hop. Non soltanto la musica, ma soprattutto le discipline artistiche del writing e della breakdance.
Dai graffiti realizzati nell’ambiente urbano il suo lavoro si è poi evoluto verso opere di fine art e commissioni pubbliche che hanno portato l’artista ad esporre in importanti gallerie in tutto in mondo. Poliedrico e amante della sperimentazione, Doze Green utilizza diverse tecniche e materiali, tra cui acrilici, gesso ed inchiostro su tela, carta o legno. Il suo stile è unico e ben riconoscibile, e si sviluppa dalla combinazione di diverse influenze ed ispirazioni: writing, calligrafia giapponese, grafica, cubismo.
La produzione di Doze Green è legata alla concezione dell’arte come riflesso dell’umanità, della sua condizione, delle sue esperienze ed emozioni. Dalle opere dell’artista emergono personaggi complessi in evoluzione, creati con un tratto lineare e sinuoso e definiti da variazioni cromatiche. Queste “entità biologiche”, come vengono chiamate dall’artista, sono rappresentazioni infinite e variabili del passato, presente e futuro dell’umanità.
Affascinato dai concetti metafisici e dal mondo del magico e dell’irrazionale, Doze Green esplora l’anima umana integrando nei suoi lavori simboli occulti, geometria sacra, miti e divinità di antiche società. Di fronte alle sue opere, l’osservatore è indotto ad un percorso intimo, ad un viaggio immaginativo in costante oscillazione tra ricordi, suggestioni e visioni futuristiche. In particolare, le riflessioni dell’artista sui concetti di spazio e di tempo e sull’immortalità si ricollegano ai temi affrontati nella mostra personale Limbo.
Limbo indaga i concetti di attesa, indeterminatezza e transizione in rapporto alla vita dell’uomo, dalle azioni quotidiane e materiali fino alla sua essenza spirituale. La mostra personale a Wunderkammern presenterà nuove opere principalmente monocromatiche e bi-cromatiche dell’artista americano, realizzate con tecnica mista su tela e carta.
CULTURAL PARTNER
IED – Istituto Europeo di Design