Doze Green (New York City, 1964) è tra i pionieri dei movimenti Graffiti e Urban Art.
Graffiti, breakdance e New York negli anni ’70
Nato e cresciuto nell’Upper West Side di Manhattan, le radici dell’artista si possono trovare nella cultura sviluppata nel Bronx degli anni ’70: l’hip hop. Non solo la musica, ma soprattutto le discipline artistiche della scrittura di graffiti e break dance. Dai graffiti creati nell’ambiente urbano, il suo lavoro si è successivamente evoluto in arte e commissioni pubbliche, portandolo a esibirsi in importanti gallerie di tutto il mondo.
Doze Green: arte
Versatile e interessato a sperimentare, Doze Green utilizza diverse tecniche e materiali come acrilici, gesso e inchiostro su tela, carta e legno. Il suo stile è unico e facilmente riconoscibile, una combinazione di diverse influenze e ispirazioni: scrittura, calligrafia giapponese, grafica, cubismo. La produzione di Doze Green è legata all’idea di arte come specchio dell’umanità, delle sue condizioni, esperienze ed emozioni. Personaggi complessi in evoluzione emergono dalle opere dell’artista, definite da linee chiare e sinuose e da variazioni cromatiche. Queste “entità biologiche“, come le chiama l’artista, sono infinite e variabili rappresentazioni del passato, del presente e del futuro dell’umanità.
Le radici dell’arte di Doze Green: magia, miti e simboli
Affascinato dai concetti metafisici e dal mondo della magia e dell’irrazionale, Doze Green esplora l’anima umana integrando nelle sue opere simboli occulti, geometria sacra, miti e divinità delle antiche civiltà. Di fronte ai suoi pezzi, l’osservatore inizia un viaggio intimo e fantasioso, in un costante flusso di ricordi, suggestioni e visioni futuristiche.
Mostre più importanti
Doze Green ha esposto in gallerie e musei in tutto il mondo e ha partecipato a numerosi festival e progetti artistici. Alcune delle partecipazioni dell’artista che vale la pena ricordare sono: A Volta, Allouche Gallery (New York, USA, 2019), Cross the Streets, Museo d’Arte Contemporanea di Roma (Roma, Italia, 2017), Popism. Da Warhol a Banksy, Palazzo Corvaja (Taormina) / Spazio LOC (Capo D’Orlando) (Emergence Festival, Italy, 2016), Printology Print Retrospective Exhibition, Fort Smith, (Arkansas, USA, 2015), Apocalypse Wow!, Museo d’arte Contemporanea di Roma (Roma, Italia, 2009), In the Land of Retinal Delice: The Juxtapoz Factor, Laguna Art Museum (Laguna, Canada, 2008), The Bridges of Graffiti (evento collaterale della 56a Biennale di Venezia, Venezia, Italia, 2015). Doze Green ha anche partecipato al Pow Wow Festival (Hawaii, USA, 2015) e Rise Above – Life is Beautiful Festival (Las Vegas, Nevada, USA, 2013). Tra le sue recenti mostre collettive ci sono Beyond the Streets a New York, Gastman, Brooklyn e L’Avenir alla Mirus Gallery, Denver, che si sono svolti entrambi nel 2019. Nel 2018 Doze Green ha partecipato al progetto Unexpected dipingendo pareti nel secolare teatro a Fort Smith, Arkansas. Nel progetto intitolato “The Divine Spark”, la sua installazione era costituita da una combinazione di varie tecniche e media, che includevano musica, danza, teatro, visual e parlato racchiusi tra murales, luci al neon, proiezioni video, animazioni 3D e quartetti orchestrali.